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Non chiamatela cactus

L’Euphorbia ingens, chiamata anche “albero candelabro”, è una specie originaria dell’Africa del sud, dove raggiunge anche i due metri di altezza (non a caso ingens in latino significa enorme). Avete mai notato una certa somiglianza con i cactus del deserto americano?

È uno degli esempi più comuni di convergenza evolutiva: specie molto lontane sia dal punto di vista filogenetico che geografico, assumono un aspetto simile perché sottoposte alle stesse forze selettive. Infatti, climi caldi e con poca pioggia, spingono le piante a creare un serbatoio d’acqua dal quale attingono solo in caso di estrema necessità. 

Le radici sono ridotte e molto superficiali: in questo modo assorbono rapidamente l’acqua piovana senza sprecarne neanche una goccia. Quest’ultima caratteristica le rende perfette anche per vivere in vaso, senza bisogno di spostarle frequentemente… e direi che evitare dirinvasare ogni anno una pianta di 2 metri tutta spine è già un bel vantaggio.

 I suoi fiori sono piccolini, di un bel verde acido e sono amatissimi da farfalle, api e altri insetti impollinatori. Le foglie ridotte e la struttura a “soffietto” aiutano la pianta a resistere allo stress idrico ma dovete sapere che il loro vero punto di forza è la fotosintesi di tipo CAM, cioè assorbono l’anidride carbonica durante la notte e non di giorno come fanno le altre piante. 

In questo modo riducono la traspirazione e non consumano tanta acqua come la consumerebbero nelle ore più calde. Essendo una pianta succulenta, questa specie di euforbia resiste bene a condizioni di prolungata aridità e necessita di poche cure. Si adatta bene all’ambiente di casa, purché le troviate un posto molto luminoso, ma può stare anche in giardino dove ama fare dei bagni di sole.